Poesia di morte
Prendete il mio sangue.
Prendete il mio sudario e
I resti del mio corpo.
Fotografate il mio cadavere nella tomba, da solo.
Mandate le foto al mondo,
Ai giudici e agli uomini
Dalla coscienza pulita.
Mandatele agli uomini di sani princìpi e ai giusti.
E lasciate che portino il peso della colpa, davanti al mondo,
di quest’anima innocente.
Che portino il peso, davanti ai loro figli e davanti alla storia,
Di quest’anima sprecata e pura,
Di quest’anima che ha sofferto per mano dei “protettori della pace”.
(Jumah al Dossari)
Jumah al Dossari, un cittadino del Bahrain di 33 anni, è padre di una figlia. E’ stato detenuto nella baia di Guantanamo per più di cinque anni. Oltre a essere detenuto senza accuse o processo, Dossari è stato sottoposto a una serie di abusi fisici e psicologici, alcuni dei quali sono descritti in dettaglio in Inside the wire, un resoconto della prigione di Guantanamo scritto dall’ex soldato dei servizi segreti Erik Saar. È stato tenuto in isolamento dalla fine del 2003 e, secondo i militari degli Stati Uniti, ha tentato di uccidersi dodici volte mentre era in prigione. In un’occasione, è stato trovato dal suo avvocato, appeso per il collo e sanguinante da uno squarcio al braccio.
Yo soy el tiempo
“Io posso aspettare più a lungo di te, perché sono il Tempo”.
Così scrive Salvador González Escalona, artista cubano recentemente scomparso, in uno dei suoi murales nel Callejón de Hamel, all’Avana. Ed è da qui che parte il nuovo progetto Occupy w.c. la cui performance si basa sull’idea che il Tempo di cui parla Escalona sia Poesia.
La poesia prende ora nuova forma grazie ad altri due artisti cubani, Alexander Beatón Galano, Pedro Gutiérrez Torres e José Ramón Sánchez Leyva, che hanno accolto il nostro invito a raccontare il loro mondo creativo. Poesia che parla di Cuba. Oggi.
Beatón Galano (1968) sviluppa un discorso incentrato sull’identità nella contemporaneità. Nelle sue opere l’identità non è altro che il contesto di relazioni inevitabili, un concetto-spazio in perpetua analisi e ridefinizione.
José Ramón Sánchez (1972) è un poeta razionale e allo stesso tempo istintivo. La sua poetica è guidata dal suono di parole che portano con sé un significato intrinseco. Scrive versi storici, sociali, politici.
Nati entrambi a Guantanamo, si confrontano con la realtà politica e sociale di un luogo fortemente condizionato dalla presenza della base militare americana. Ma il loro pensiero diventa spazio di riflessioni più ampie, di idee che, pur nelle contraddizioni del vivere quotidiano, guardano al futuro con la forte consapevolezza della necessità di ridefinire costantemente i paradigmi della comunicazione e della convivenza. (Marcello Simeone)