Guantánamo, Cuba. April 2022.
Poesia di morte | La flecha negra
La flecha negra
En las celdas de los presos musulmanes
de la base naval hay una flecha
puntando hacia La Meca.
La Base está en los 19 °, 54′, 42. 95 ” Norte
y en los 75 °, 09 ‘, 11. 75 ” Oeste.
La Meca en los 21 °, 25 ‘, 01 ” Norte
y en los 309, 40 ; 00 “‘ Este.
12 793 kilómetros por encima del Atlántico,
el Sahara y el Mar Rojo
tienen que recorrer sus oraciones:
mínima impertinencia geográfica
que no les va a impedir el Paraíso.
¿Y si los americanos
no hubieran puesto las flechas
entonces
qué?
(José Ramón Sánchez Leyva)
En las celdas de los presos musulmanes
de la base naval hay una flecha
puntando hacia La Meca.
La Base está en los 19 °, 54′, 42. 95 ” Norte
y en los 75 °, 09 ‘, 11. 75 ” Oeste.
La Meca en los 21 °, 25 ‘, 01 ” Norte
y en los 309, 40 ; 00 “‘ Este.
12 793 kilómetros por encima del Atlántico,
el Sahara y el Mar Rojo
tienen que recorrer sus oraciones:
mínima impertinencia geográfica
que no les va a impedir el Paraíso.
¿Y si los americanos
no hubieran puesto las flechas
entonces
qué?
(José Ramón Sánchez Leyva)
Oscurità delle prigione
Oscurità della prigione, pianta la tua tenda.
Noi amiamo l’oscurità.
Perché dopo le ore buie della notte,
l’alba dell’orgoglio sorgerà.
Lasciate che il mondo, con tutta la sua beatitudine,
svanisca –
Basta che siamo nella grazia di Dio.
Un ragazzo può disperarsi di fronte a un problema,
ma noi sappiamo che Dio ha un disegno.
Anche se le fasce si stringono e sembrano indistruttibili,
si frantumeranno.
Coloro che persistono raggiungeranno la loro meta;
Coloro che continuano a bussare guadagneranno
l’entrata.
Oh, crisi, rafforzati!
Sta per irrompere il mattino.
(Abdulaziz)
Oscurità della prigione, pianta la tua tenda.
Noi amiamo l’oscurità.
Perché dopo le ore buie della notte,
l’alba dell’orgoglio sorgerà.
Lasciate che il mondo, con tutta la sua beatitudine,
svanisca –
Basta che siamo nella grazia di Dio.
Un ragazzo può disperarsi di fronte a un problema,
ma noi sappiamo che Dio ha un disegno.
Anche se le fasce si stringono e sembrano indistruttibili,
si frantumeranno.
Coloro che persistono raggiungeranno la loro meta;
Coloro che continuano a bussare guadagneranno
l’entrata.
Oh, crisi, rafforzati!
Sta per irrompere il mattino.
(Abdulaziz)
Abdulaziz, che preferisce non rivelare il suo cognome, si era appena laureato all’università nella sua natìa Riyadh, in Arabia Saudita, quando le forze statunitensi hanno lanciato il loro attacco all’Afghanistan. Partì in viaggio per cercare suo fratello e riportarlo a casa sano e salvo. Poco dopo averlo trovato, entrambi furono catturati dalle forze dell’Alleanza del Nord (Fronte islamico unito per la salvezza dell’Afghanistan). Dopo essere stato torturato in una prigione afgana, fu consegnato all’esercito americano all’inizio del 2002 e infine inviato a Guantanamo insieme a suo fratello. Entrambi furono classificati come combattenti nemici. Suo fratello è stato successivamente rilasciato, ma Abdulaziz rimane in fermo.
Yo soy el tiempo
“Io posso aspettare più a lungo di te, perché sono il Tempo”. Così scrive Salvador González Escalona, artista cubano recentemente scomparso, in uno dei suoi murales nel Callejón de Hamel, all’Avana. Ed è da qui che parte il nuovo progetto Occupy w.c. la cui performance si basa sull’idea che il Tempo di cui parla Escalona sia Poesia.
La poesia prende ora nuova forma grazie ad altri due artisti cubani, Alexander Beatón Galano, Pedro Gutiérrez Torres e José Ramón Sánchez Leyva, che hanno accolto il nostro invito a raccontare il loro mondo creativo. Poesia che parla di Cuba. Oggi.
Beatón Galano (1968) sviluppa un discorso incentrato sull’identità nella contemporaneità. Nelle sue opere l’identità non è altro che il contesto di relazioni inevitabili, un concetto-spazio in perpetua analisi e ridefinizione.
José Ramón Sánchez (1972) è un poeta razionale e allo stesso tempo istintivo. La sua poetica è guidata dal suono di parole che portano con sé un significato intrinseco. Scrive versi storici, sociali, politici. Nati entrambi a Guantanamo, si confrontano con la realtà politica e sociale di un luogo fortemente condizionato dalla presenza della base militare americana. Ma il loro pensiero diventa spazio di riflessioni più ampie, di idee che, pur nelle contraddizioni del vivere quotidiano, guardano al futuro con la forte consapevolezza della necessità di ridefinire costantemente i paradigmi della comunicazione e della convivenza.
“Io posso aspettare più a lungo di te, perché sono il Tempo”. Così scrive Salvador González Escalona, artista cubano recentemente scomparso, in uno dei suoi murales nel Callejón de Hamel, all’Avana. Ed è da qui che parte il nuovo progetto Occupy w.c. la cui performance si basa sull’idea che il Tempo di cui parla Escalona sia Poesia.
La poesia prende ora nuova forma grazie ad altri due artisti cubani, Alexander Beatón Galano, Pedro Gutiérrez Torres e José Ramón Sánchez Leyva, che hanno accolto il nostro invito a raccontare il loro mondo creativo. Poesia che parla di Cuba. Oggi.
Beatón Galano (1968) sviluppa un discorso incentrato sull’identità nella contemporaneità. Nelle sue opere l’identità non è altro che il contesto di relazioni inevitabili, un concetto-spazio in perpetua analisi e ridefinizione.
José Ramón Sánchez (1972) è un poeta razionale e allo stesso tempo istintivo. La sua poetica è guidata dal suono di parole che portano con sé un significato intrinseco. Scrive versi storici, sociali, politici. Nati entrambi a Guantanamo, si confrontano con la realtà politica e sociale di un luogo fortemente condizionato dalla presenza della base militare americana. Ma il loro pensiero diventa spazio di riflessioni più ampie, di idee che, pur nelle contraddizioni del vivere quotidiano, guardano al futuro con la forte consapevolezza della necessità di ridefinire costantemente i paradigmi della comunicazione e della convivenza.